1953 (13 agosto) - SIGNORELLI
Mostra di Luca Signorelli a Cortona e a Firenze.
Disegnato da V.Grassi il francobollo raffigura un ritratto del pittore (da un affresco nel Duomo di Orvieto).
Ha avuto una tiratura di 7.800.000 esemplari ed è stato valido per l'affrancatura fino al 30/06/1954 (gg.322).
Luca
Signorelli. Nacque a Cortona neI 1450 e a Cortona morì nel 1523. Artista ricco
di fantasia, fu uno dei più notevoli del primo Rinascimento. Subì l’influsso
di Piero della Francesca, del quale fu anche allievo. La sua arte è
caratterizzata da potente plasticità e dinamismo, I suoi nudi poi, di
particolare perfezione e bellezza classica, precorrono Michelangelo.
Sono
celebri fra le opere di Luca Signorelli, soprattutto gli affreschi del Duomo di
Orvieto, La Flagellazione conservata a Milano nella Pinacoteca di Brera, e
il «San Giorgio» custodito a Londra.
Luca
viveva, come riferisce il Vasari, splendidamente, si compiaceva di vestire bene,
suscitando sempre somma venerazione. In vecchiezza, carico di onori e stimato da
tutti, se ne andò a vivere a Cortona, per riposare. Ma avvezzo com’era alle
fatiche artistiche non poteva nè sapeva stare ozioso, e così dipingeva con
l’entusiasmo dei suoi anni migliori.
Alunno di Piero della Francesca, il Signorelli (nato a Cortona circa il 1441;
morto ivi nel 1523) "molto nella sua giovanezza si sforzò, dice il Vasari,
d’imitare il maestro, anzi di passarlo". La prima opera sicura di Luca
rimane la Flagellazione di Brera (circa 1475); un dipinto che, per la
costruzione prospettica e la luminosa atmosfera, richiama infatti Piero, nonché
la cultura spaziale urbinate di ascendenza lauranesca. Ma al volume di Piero e
alla intensità coloristica di Melozzo, il Signorelli accorda, nelle figure, il
significato espressivista e dinamico della linea, derivandolo dal Pollajolo.
Nella
Sagrestia della Cura, a Loreto, l’affresco della Conversione di S. Paolo,
dimostra bene i modi drammatici del suo linguaggio plastico ed energico, simile
e insieme profondamente diverso da quello pollaiolesco, per il volume dei corpi
visti di scorcio entro la luce obliquamente violenta e radente. Si è pensato in
proposito a relazioni con la pittura ferrarese rappresentata da Ercole de’
Roberti.
Dopo
essere stato a Roma, dove esegui (1481) il Testamento di Mosè nella Cappella
Sistina, aiutato da Bartolomeo della Gatta, dipinse ancora numerose altre opere
importanti, prima di condurre i celebrati affreschi della Cappella di S. Brizio,
nel Duomo di
Orvieto, figuranti Scene del Giudizio Finale. Si tratta di una
epopea dantesca grandiosa e tragica, che soltanto Michelangelo saprà rivivere e
proseguire evocando un mondo eroicizzato. Il groviglio dei dannati immaginato
dal Signorelli, grande disegnatore, esibisce valori di una drammaticità già
cinquecentesca.
Nella
Vita del Signorelli redatta dal Vasari, il biografo aretino indica nel pittore
cortonese colui che aperse le vie dell’ultima “perfezione” dell’arte. Ed
è toccante l’episodio dell’incontro tra il Vasari, fanciullo di otto anni,
e il Signorelli ormai assai vecchio, avvenuto in Arezzo in casa del Vasari
stesso.